Poesia

A piedi e con cuore leggero m'avvio per libera strada,
In piena salute e fiducia, il mondo offertomi innanzi,
Il lungo sentiero marrone pronto a condurmi ove voglia.

D'ora in avanti non chiedo più buona fortuna, sono io la buona fortuna
D'ora in avanti non voglio più gemere, non più rimandare, non ho più bisogno di nulla,
Finiti i lamenti celati, le biblioteche, le querule critiche,
Forte e contento m'avvio per libera strada.

La terra, e tanto mi basta,
Le stelle non scendan più accosto,
So che stanno assai bene ove sono,
So che bastano a quelli che appartengono ad esse.

(Eppure io porto anche qui i miei antichi soavi fardelli,
li porto, uomini e donne, li porto con me dove vado,
Dichiaro che mi è impossibile riuscire a disfarmene,
Io sono colmo di essi, e li colmerò a mia volta)

W. Whitman
Walt Whitman

Commmento su Isole e Kokoro di Renato Terrosi su "Il corriere dei ciechi"

Isole
Quattro storie al femminile con prefazione di Dacia Maraini
Lo scopo della collana della quale fa parte l'interessante libro di Gabriella Vittoria Romano è ambizioso ma quanto mai nobile: la creazione di una cultura di pace. Lo sa Dio quanto ce n'è bisogno di tale cultura. L'esistenza delle quattro protagoniste di Isole viene sconvolta da una serie di eventi. Ognuna per motivi diversi, si trova a sperimentare un dolore così profondo tanto da desiderare di rinunciare a se stessa e a ciò che la circonda. Ma dalle loro isole, diverse l'una dall'altra, tornano tutte profondamente mutate, intere, in armonica relazione con il loro mondo. Con l'entusiasmo e la gioia di affermare la forza generatrice e rigeneratrice che le donne mostrano quando si rendono conto che è nella separazione da se stesse che perdono forza e coscienza di quello che sono.
"Dal sogno alla favola - sottolinea Dacia Maraini - la scrittura è pervasa di passaggi a volte aspri e mai scontati. La forza del racconto si realizza in una tenace e continua volontà di ritorno alla realtà e alla natura in mezzo a gioie e dolori, lutti, nascite e avventure".
È alla prima opera l'autrice di Isole ma di sicuro è il punto di partenza di una bella carriera. Auguri!
Isole
Gabriella Vittoria Romano
da "Il Corriere dei ciechi" numero 7-8 2011 Rubrica Segnalibro a cura di Renato Terrosi

Recensione per Isole a Palermo

isole
di Ilaria La Bua
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Esordio letterario di tutto rispetto per una nuova autrice che già grande maturità ed esperienza. Gabriella Vittoria Romano ha presentato presso la libreria Feltrinelli di Palermo la sua prima fatica letteraria, dal titolo Isole, pubblicato dalla nuova casa editrice Centro Documentazione Giornalistica, che ha raccolto la sfida di pubblicare questo libro così poco convenzionale.

Quattro diverse storie che raccontano il complesso mondo femminile in alcuni dei suoi aspetti più importanti; quattro donne che si mettono a nudo nella loro umanità e affrontano il momento più difficile della loro vita e ritrovano la propria forza proprio quando pensavano di essere più deboli.

Un lutto terribile e inaspettato, un'apparentemente impossibile accettazione del proprio essere, il trauma di un tentativo di stupro e una gravidanza non portata a termine. Quattro diverse forme di dolore insopportabile che impedisce alle protagoniste di vivere e di andare avanti. Ognuna si ritira nella propria isola per elaborare quella sofferenza e riuscire a trovare un modo per trasformare il veleno che rischia di ucciderle in un antidoto per curare il proprio male.

L'isola come metafora dell'universo esclusivo e meraviglioso che rappresenta ognuno di noi, quel luogo lontano dalla società, dalle sue regole e le sue consuetudini. Punto di partenza per immergersi nel silenzio dei propri pensieri e iniziare un vero dialogo con la parte più profonda dell'inconscio, dove risiedono le paure più nascoste e i desideri più inconfessabili. L'unica possibilità di sciogliere i nodi che impediscono all'anima di progredire e di raggiungere la completezza.

Figure femminili che simboleggiano gli elementi primari, incarnati dal loro presonale modo di essere; Teresa la donna-fuoco, Rosa la donna-aria, Libera la donna-terra e infine "lei" la donna acqua. Donne che al termine di questo volontario ritiro spirituale ritroveranno la loro vera essenza e rinasceranno come persone nuove e pronte ad affrontare ogni difficoltà.

Il libro è interamente permeato dall'idea del rinnovamento, della pace interiore e della rinascita sostenute dalla filosofia buddista, che la scrittrice ha scelto da anni come proprio credo religioso, e questa tensione mistica è palese nelle parole scelte, nell'atmosfera rarefatta che collega le storie dei personaggi.

Altrettanto fondamentale è l'aspetto onirico del libro, in cui il sogno è usato come elemento conoscitivo, come chiave di lettura che permette di interpretare il corso degli eventi della vita reale, e che fornisce un mezzo per accedere alle talvolta incomprensibili dinamiche dei rapporti umani.

Alla fine, tutte e quattro giungeranno alla fine del proprio percorso con una nuova percezione di sé, del proprio passato e una diversa consapevolezza del proprio valore di esseri umani unici e speciali. Una storia al femminile consigliabile anche agli uomini per proporre loro un diverso punto di vista.

Isole a Palermo

PALERMO
Giovedì 23 giugno

Le donne sono Isole alla Feltrinelli
isole 2L’esistenza di quattro donne incrocia un dolore profondo. Inizia per loro un processo di sofferenza che rende queste donne impermeabili, impenetrabili, invisibili agli altri. Lontane dalla vita e da tutto, come delle isole. Isole è la raccolta di racconti al femminile, non necessariamente per sole donne e di certo non vietati agli uomini. Isole è l’esordio letterario di Gabriella Vittoria Romano, uscito per il Centro di Documentazione Giornalistica nella nuova collana di narrativa Kokoro, accompagnato dalla prefazione a firma di Dacia Maraini.

Amo

Amo.
Con tutta me stessa. Quello che sono. Quello che sono stata. Quello che sarò grazie a ciò che sono oggi. Quello che faccio. Quello che non faccio.Quello che è già fatto e io neanche lo so. Quelli che amo. Quelli che ancora non so di amare.
Amo.
G.V.Romano

Il dolore è un topo -
sceglie l’intercapedine nel petto
per timido nido -
ed elude la caccia -

...Il dolore è un ladro - rapido nel trasalire -
tende l’orecchio - per cogliere un suono
di quel vasto buio -
che ha trascinato la sua vita - indietro -

Il dolore è un giocoliere – ardito nell’esibirsi -
perché se esita - l’occhio per di lì
non colga i suoi lividi – siano uno o tre -
Il dolore è un buongustaio - moderato nel lusso -

Il dolore migliore non ha lingua -
prima che parli – bruciatelo in piazza -
le sue ceneri – lo faranno
forse – se rifiutano – come sapere -
ormai nemmeno la tortura ne caverebbe una sillaba

Emily Dickinson

Piccola (estesa e buffa) biografia

Gabriella Romano  nasce a Piano di Sorrento, piccolo gioiello della costiera sorrentina, nella primavera del 1960, sotto il segno dell’ariete.
Da bambina, già dall’età di due anni,  si vede costretta dal lavoro paterno a una  forma di  nomadismo “privilegiato” : vive fino ai quattro anni in Africa, ad Accra (nel Ghana), dove comincia ad annusare il profumo “stimolante” della differenza. Al ritorno in Italia, l’attraversa in lungo e in largo con la sua famiglia: Torino, Bergamo, Genova, Palermo, Roma, Castelli Romani, ancora Palermo e poi di nuovo Roma, un’altra volta l’Africa, il Cameroun questa volta. Raggiunta la maggiore età quello che era  un obbligo familiare si trasforma in passione del viaggio e spirito di ricerca. Viaggia per tutta l’Europa, visita il nord Africa, verosimilmente in cerca di “radici”, un luogo cui appartenere per scelta e affinità. Intanto, finiti gli studi, si iscrive all’università, facoltà di lingue.
Nel 1981 Scopre il fascino dell’Andalusia a Siviglia, Cordoba , Granada. Si ferma, decide di vivere tutta la vita nel paese dei gitani (ma ovviamente non lo farà), suoi simili in quanto a “girovagare”. Si innamora del flamenco, quella terra, i suoi profumi, i suoni, il colore azzurro intenso del cielo, la sua luce, la fisionomia dei suoi abitanti, la fusione di culture, l’apparente chiusura e la straordinaria potenzialità di questo popolo tanto invaso e tanto fiero, colpiscono fortemente la sua anima. Stando A Siviglia comincia a scrivere: lettere a suo padre che permane in Africa, appunti, note, immagini che sottolineano la bellezza sensuale e inafferrabile di quella città che ti rende prigioniero del “duende” (lo spirito che aleggia nell’aria, ispiratore di cantaores e bailaores oltre che di poeti e scrittori) e allo stesso tempo ti fa sentire libero di essere come sei.
Poi incontra l’amore nei “Jardines de Murillo” di Siviglia e i suoi studi linguistici vengono in breve soppiantati dalla dolce novità della maternità. Nasce la sua prima figlia, di nome Lucero. Tutto a quel punto si fa meno urgente: i viaggi, la scrittura, lo studio. Si dedica anima e corpo alla nuova vita che si ritrova tra le braccia come per incanto.
Torna nel 1987 In Italia, a Roma, presso la sua famiglia d’origine. Si lascia alle spalle i sogni andalusi e il padre di sua figlia... Il viaggio sembra finito. Ma il fuoco arde anche sotto le ceneri…
Dovendosi occupare da sola di una piccola vita, seppure molto sostenuta dalla famiglia, si ritrova ad essere, nell’ordine ( e a volte anche simultaneamente) : traduttrice e interprete, insegnante di spagnolo, guida turistica, segretaria in una casa editrice, creatrice di fantasiose composizioni di fiori secchi, commessa e poi capo reparto di grandi magazzini, terapista shiatsu e ayurveda.
Nel 1999 si sposa con il suo più caro amico e da questa seconda unione nasce il suo secondo figlio, Michele.
Nel 2005 entra in contatto con la filosofia buddista e il suo spirito di ricerca trova in quel contesto una giusta corrispondenza. Riaffiora il vecchio amore: la scrittura,  per la quale si sentiva trasportata fin da piccola, quasi fosse la giustificazione del suo essere. La sua stessa vita, così affollata di persone, luoghi, emozioni, vicende dolci e amare,  si fa a quel punto musa ispiratrice e nasce il suo primo romanzo da donare al mondo.
Vive e lavora attualmente a Roma, il suo secondo marito è tornato ad essere il suo miglior amico e nella sua articolata vita è apparso il compagno dell’età matura: un pianista argentino. Insieme portano avanti una famiglia allargata composta da tre figli e un cane maschio di nome Lilli. Tutti insieme (compreso l’ex marito-amico per sempre) sognano di tornare in Andalusia.
Si augura di offrire al mondo cento e più storie da narrare.

Tratto da "Progetti di pace" di Tiziana Bombardieri - NR n°401

A partire dal 1983, Daisaku Ikeda, come presidente di un'organizzazione non governativa riconosciuta dalle Nazioni Unite, presenta ogni anno una Proposta di Pace. Ikeda non si limita a indirizzare il documento ai "grandi" della terra, ma parla ai suoi abitanti, affinchè ognuno diventi attore consapevole di una trasformazione. A volte affrontiamo con una certa difficoltà questi scritti, magari pensando che noi, piccoli puntini nell'universo, non potremo mai far cambiare rotta a questo mondo sempre più disumano e violento, chiudendoci nella "semplice" risoluzione dei problemi che attanagliano il nostro quotidiano. Qui sta il punto di svolta: nell'indicazione della strada per diventare protagonisti attivi della storia, sia che essa inizi con la lettera minuscola che maiuscola.
Nelle proproste di pace redatte in questi anni Ikeda utilizza il metodo deduttivo spostandosi dal generale al particolare: indica quale via percorrere per diventare cittadini attivi, spiegando che i problemi mondiali non sono differenti dai nostri problemi quotidiani, che l'oscurità del mondo ci riguarda e che la realizzazione di un mondo di pace passa attraverso il diventare protagonisti consapevoli di questo cambiamento. Egli scrive: "Cambiando il nostro modo di pensare, acquisiremo l'energia per compiere quel tenace e costante sforzo richiesto per superare queste difficoltà. [...] Una nuova configurazione del nostro modo di pensare consentirà un approccio misurato e attento alle due opzioni del dialogo e della forza"(BS, 122, 23-24)
"Se siete stati al circo o allo zoo, vedendo la gabbia dell'elefante vi sarete domandati perché il grande elefante adulto, alto più di due metri e mezzo, e il cucciolo che vi arriva appena alle ginocchia sono legati a  una catena delle stesse dimensioni, conficcata con un piccolo piolo nel terreno. Potreste pensare che trattare questi due animali nello stesso modo sia illogico. Un addestratore di animali del circo è capace di domare gli elefanti del circo usando un trucco molto semplice: quando l'animale è ancora cucciolo, lega una delle sue zampe a un tronco di un albero. Non importa quanto forte si dibatta, il piccolo elefante è incapace di liberarsi. Poco a poco, si abitua all'idea che il tronco dell'albero è più potente di lui. Quando diventa adulto con una forza straordinaria, chiunque può annodargli un laccio alla sua zampa, e legarlo ad un arbusto. Non cercherà nemmeno di liberarsi. Il cucciolo, che continuamente tira e strappa la catena, ha ancora la motivazione per avere successo, e la convinzione di potercela fare. Il vecchio elefante ha dimenticato come ci si sente a combattere per la libertà. Ha imparato la lezione molto tempo fa. quando era un cucciolo e, nonostante i suoi sforzi, è rimasto prigioniero. Così, ora che è un adulto e ha la forza di dieci uomini, egli pensa a se stesso come a un prigioniero, e ha abbandonato la lotta. Come per gli elefanti, le nostre menti spesso sono trattenute da fragili nodi. Ma se, da quando siamo bambini, siamo abituati alla resistenza al tronco dell'albero, non proviamo nemmeno a combattere. Alcune credenze possono restringere il nostro orizzonte di possibilità. Ma a volte un semplice atto di coraggio è tutto ciò che ci serve per ritrovare la nostra libertà!"
"Si può produrre il fuoco da una pietra raccolta sul fondo di un fiume e una candela può rischiarare un luogo che è rimasto buio per un miliardo di anni" (Nichiren Daishonin da L'unica frase essenziale)

Victoria completa

"Nuestra recompensa se encuentra en el esfuerzo y no en el resultado. Un esfuerzo total es una victoria completa"
Mahatma Gandhi

"Frente a la experiencia real, los conceptos son como copos de nieve cayendo sobre la llama"

Shibayama Zenkei, A flower does not talk
"Il Buddismo, come ho detto molte volte, insegna il principio che tutte le cose hanno una loro peculiare bellezza e una loro missione. Il ciliegio ha la sua bellezza particolare, il susino la sua delicata fragranza, i fiori di pesco hanno il loro bellissimo colore e le albicocche il loro sapore speciale. Ogni persona ha la sua missione, la sua individualità e il suo modo di vivere. E' importante riconoscere questa verità e rispettarla"

(Daisaku Ikeda, I protagonisti del xxi secolo)



“Dal sogno alla favola la scrittura dei suoi personaggi è pervasa di passaggi a volte aspri e mai scontati. La forza del racconto si realizza in una tenace e continua volontà di ritorno alla realtà e alla natura in mezzo a gioie e dolori, lutti, nascite e avventure.”



Dalla prefazione di Dacia Maraini




Intense storie al femminile, protagoniste quattro donne e la loro umanità.
Il desiderio comune è quello di trasformare in ricchezza l’apparente miseria del dolore: così ognuna va sulla propria isola per sciogliere, elaborare, rendere mite la sofferenza.
Ma Teresa (la donna-fuoco), Rosa (la donna-aria), Libera (la donna-terra) e “lei” (la donna-acqua) dalle loro isole, tutte diverse l’una dall’altra, tornano profondamente rinnovate, intere, in armonica relazione con il loro mondo.
Con l’entusiasmo e la gioia di affermare la forza generatrice (e rigeneratrice) che le donne manifestano quando si rendono conto che è nella separazione da se stesse che perdono forza e coscienza di ciò che sono.
Storie al femminile non necessariamente per sole donne.
Rigorosamente non vietate agli uomini.

"La vera domanda da fare su un libro è: ha aiutato l’anima di qualcuno?" (W.Whitman)

Kokoro (www.kokorolibri.it) è una nuova collana del Centro di Documentazione Giornalistica che vuole contribuire alla creazione di una cultura di pace.
Dà voce ad autori ben radicati nella società occidentale che indagano a fondo sulla natura umana e sono in grado di esprimerne i disagi ed i malesseri, elaborandoli in una direzione di fiducia, non conflittualità, rispetto. È questo processo, questa intima trasformazione dell’individuo, il prerequisito necessario per creare una convivenza pacifica.
Essere “disarmati” significa scegliere la via del dialogo al di là del giudizio e della paura: dialogo dentro se stessi, dentro il proprio sesso, dentro la propria nazione, tra altri Paesi: con tutte le culture in nome della comune umanità.