Amo

Amo.
Con tutta me stessa. Quello che sono. Quello che sono stata. Quello che sarò grazie a ciò che sono oggi. Quello che faccio. Quello che non faccio.Quello che è già fatto e io neanche lo so. Quelli che amo. Quelli che ancora non so di amare.
Amo.
G.V.Romano

Il dolore è un topo -
sceglie l’intercapedine nel petto
per timido nido -
ed elude la caccia -

...Il dolore è un ladro - rapido nel trasalire -
tende l’orecchio - per cogliere un suono
di quel vasto buio -
che ha trascinato la sua vita - indietro -

Il dolore è un giocoliere – ardito nell’esibirsi -
perché se esita - l’occhio per di lì
non colga i suoi lividi – siano uno o tre -
Il dolore è un buongustaio - moderato nel lusso -

Il dolore migliore non ha lingua -
prima che parli – bruciatelo in piazza -
le sue ceneri – lo faranno
forse – se rifiutano – come sapere -
ormai nemmeno la tortura ne caverebbe una sillaba

Emily Dickinson

Piccola (estesa e buffa) biografia

Gabriella Romano  nasce a Piano di Sorrento, piccolo gioiello della costiera sorrentina, nella primavera del 1960, sotto il segno dell’ariete.
Da bambina, già dall’età di due anni,  si vede costretta dal lavoro paterno a una  forma di  nomadismo “privilegiato” : vive fino ai quattro anni in Africa, ad Accra (nel Ghana), dove comincia ad annusare il profumo “stimolante” della differenza. Al ritorno in Italia, l’attraversa in lungo e in largo con la sua famiglia: Torino, Bergamo, Genova, Palermo, Roma, Castelli Romani, ancora Palermo e poi di nuovo Roma, un’altra volta l’Africa, il Cameroun questa volta. Raggiunta la maggiore età quello che era  un obbligo familiare si trasforma in passione del viaggio e spirito di ricerca. Viaggia per tutta l’Europa, visita il nord Africa, verosimilmente in cerca di “radici”, un luogo cui appartenere per scelta e affinità. Intanto, finiti gli studi, si iscrive all’università, facoltà di lingue.
Nel 1981 Scopre il fascino dell’Andalusia a Siviglia, Cordoba , Granada. Si ferma, decide di vivere tutta la vita nel paese dei gitani (ma ovviamente non lo farà), suoi simili in quanto a “girovagare”. Si innamora del flamenco, quella terra, i suoi profumi, i suoni, il colore azzurro intenso del cielo, la sua luce, la fisionomia dei suoi abitanti, la fusione di culture, l’apparente chiusura e la straordinaria potenzialità di questo popolo tanto invaso e tanto fiero, colpiscono fortemente la sua anima. Stando A Siviglia comincia a scrivere: lettere a suo padre che permane in Africa, appunti, note, immagini che sottolineano la bellezza sensuale e inafferrabile di quella città che ti rende prigioniero del “duende” (lo spirito che aleggia nell’aria, ispiratore di cantaores e bailaores oltre che di poeti e scrittori) e allo stesso tempo ti fa sentire libero di essere come sei.
Poi incontra l’amore nei “Jardines de Murillo” di Siviglia e i suoi studi linguistici vengono in breve soppiantati dalla dolce novità della maternità. Nasce la sua prima figlia, di nome Lucero. Tutto a quel punto si fa meno urgente: i viaggi, la scrittura, lo studio. Si dedica anima e corpo alla nuova vita che si ritrova tra le braccia come per incanto.
Torna nel 1987 In Italia, a Roma, presso la sua famiglia d’origine. Si lascia alle spalle i sogni andalusi e il padre di sua figlia... Il viaggio sembra finito. Ma il fuoco arde anche sotto le ceneri…
Dovendosi occupare da sola di una piccola vita, seppure molto sostenuta dalla famiglia, si ritrova ad essere, nell’ordine ( e a volte anche simultaneamente) : traduttrice e interprete, insegnante di spagnolo, guida turistica, segretaria in una casa editrice, creatrice di fantasiose composizioni di fiori secchi, commessa e poi capo reparto di grandi magazzini, terapista shiatsu e ayurveda.
Nel 1999 si sposa con il suo più caro amico e da questa seconda unione nasce il suo secondo figlio, Michele.
Nel 2005 entra in contatto con la filosofia buddista e il suo spirito di ricerca trova in quel contesto una giusta corrispondenza. Riaffiora il vecchio amore: la scrittura,  per la quale si sentiva trasportata fin da piccola, quasi fosse la giustificazione del suo essere. La sua stessa vita, così affollata di persone, luoghi, emozioni, vicende dolci e amare,  si fa a quel punto musa ispiratrice e nasce il suo primo romanzo da donare al mondo.
Vive e lavora attualmente a Roma, il suo secondo marito è tornato ad essere il suo miglior amico e nella sua articolata vita è apparso il compagno dell’età matura: un pianista argentino. Insieme portano avanti una famiglia allargata composta da tre figli e un cane maschio di nome Lilli. Tutti insieme (compreso l’ex marito-amico per sempre) sognano di tornare in Andalusia.
Si augura di offrire al mondo cento e più storie da narrare.